martedì 27 ottobre 2009

24 OTTOBRE 2009: NASCE A ROMA IL MOVIMENTO COMUNISTI - SINISTRA POPOLARE

 

 

 

 
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Grande successo alla manifestazione di presentazione di Comunisti Sinistra Popolare a Roma







Ecco alcune delle più belle immagini scattate a Roma, dalla delegazione molisana di Comunisti Sinistra Popolare in occasione della manifestazione di presentazione.

giovedì 22 ottobre 2009

Ritornare tra la gente, ripartire dalle lotte

Sabato 24 Ottobre la presentazione nazionale del progetto Comunisti – Sinistra Popolare
Anche una folta delegazione molisana composta da ex dirigenti e militanti del PdCI e dal Consigliere regionale Michelangelo Bonomolo, parteciperà alla presentazione nazionale del progetto Comunisti – Sinistra Popolare che si terrà sabato 24 ottobre presso il Centro Congressi Frentani a Roma.
Partendo dalla constatazione che i partiti che ancora si definiscono comunisti sono praticamente scomparsi, pressati dalle bramosie individuali di gruppi dirigenti in cerca di personale collocazione nella giungla dei privilegi della politica, considerato che oggi, e non a torto, la gente normale “diffida” e si tiene lontana dalla politica, siamo consapevoli che serva una svolta. Per farlo non si deve avere fretta, non si possono più commettere errori, bisogna dire chiaramente che la politica non può essere esclusivamente la “ricerca di posti” ad ogni elezione. Semmai le elezioni devono essere la verifica del lavoro svolto.
Chiediamo a tutti di diffidare da coloro che pensano solo al momento elettorale (e quindi alle poltrone) anche se sono di sinistra, anche se si definiscono comunisti. Non è per caso infatti che il progetto che sarà presentato “Comunisti Sinistra Popolare”, avrà un simbolo quadrato (la legge italiana prevede per i partiti ed i movimenti che hanno intenzione di presentarsi alle elezioni il “simbolo tondo”) proprio per differenziarsi anche visivamente dagli altri.
“Ritornare tra la gente, ripartire dalle lotte” non è solo uno slogan di presentazione ma un progetto da rispettare. Purtroppo la sinistra ed anche chi si è definito comunista ha ultimamente in qualche modo “tradito” le aspettative del nostro popolo raccontando delle cose e poi facendone delle altre.
E’ necessario riconquistare di nuovo la fiducia della nostra gente. Sarà questione lunga e difficile, ma va fatto. I nostri padri quando tornavano a casa dopo una giornata di lavoro, erano sicuri che Togliatti, Secchia, Longo, Pajetta, e Berlinguer avrebbero pensato alla risoluzione dei loro problemi. Oggi da troppo tempo non è più così. Bisogna ricominciare da lì!
Per adesioni scrivi all’indirizzo email cspmolise@gmail.com
www.cspmolise.blogspot.com

martedì 20 ottobre 2009

Con il nuovo Statuto Regionale ridiamo fiducia ai molisani

Finalmente, dopo tanti anni, la Regione Molise si trova a dover approvare la propria Carta Costituzionale. Per anni non si è trovato alcuna soluzione sia per l’attesa di indicazioni nazionali chiare sulla riforma federalista, sia per mancanza di una chiara volontà politica da parte delle maggioranze che si sono succedute.
Oggi constatiamo il continuo rimandare a regolamenti interni da attivare nel futuro, evitando scelte che potrebbero anche risultare “anti popolari”.
In questo senso denunciamo:
 La mancanza di un forte ruolo del Consiglio Regionale;
 La possibile cancellazione delle rappresentanze delle forze politiche “minori”;
 La mancata eliminazione del fenomeno del “transfugismo” degli eletti da uno schieramento all’altro.
In questa direzione ribadiamo la nostra contrarietà all’elezione diretta del presidente della Giunta Regionale, auspicando un ritorno alla forma assembleare. Con il Consigliere Regionale Michelangelo Bonomolo abbiamo concordato la presentazione di una serie di emendamenti alla proposta di nuovo Statuto, in quanto riteniamo:
 auspicabile e necessaria la riduzione dei consiglieri regionali da 30 a 25 unità eletti in un’unica circoscrizione regionale;
 che sia il partito o la coalizione dei partiti, con maggioranza anche relativa dei voti espressi, ad aver diritto all’elezione di 16 consiglieri, mentre i restanti 9 saranno attribuiti alle minoranze;
 fondamentale la soppressione del cosiddetto “listino”;
 non applicabile l’istituzione del “Consigliere Supplente”;
 prioritaria l’eliminazione della figura degli “Assessori esterni”
 necessaria l’utilizzazione del meccanismo della “sfiducia costruttiva” proprio per dare una forma di stabilità politico amministrativa duratura.

In questo senso chiediamo la partecipazione popolare affinché il nuovo Statuto sia patrimonio dei molisani e non solo scelta di pochi eletti all’interno del “Palazzo”.

giovedì 8 ottobre 2009

Corte Costituzionale: GRAZIE!!!

Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie... da parte di TUTTI gli Italiani ONESTI!

mercoledì 7 ottobre 2009

Sciopero generale di 8 ore per la difesa dell’occupazione, per la democrazia e per il rinnovo del biennio economico



COMUNICATO STAMPA
Contratto metalmeccanici. Rinaldini Fiom: “Le scelte di Federmeccanica rappresentano un atto di arroganza intollerabile. Confermiamo lo sciopero di 8 ore per il 9 ottobre”
Il Segretario generale della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, ha rilasciato nella serata di oggi la seguente dichiarazione:
“La Federmeccanica ha risposto negativamente alla nostra proposta, affermando che non è disponibile a sospendere o modificare il sistema di regole relative alla contrattazione definite, a livello confederale, con un accordo separato senza la Cgil.”
“Inoltre, la Federmeccanica considera la proposta di blocco dei licenziamenti inaccettabile per la situazione e per le prospettive delle imprese.”
“Su queste basi, vengono confermate le date degli incontri per il proseguimento del negoziato sulla piattaforma di Fim e Uilm.”
“La Fiom, nel prendere atto della risposta di Federmeccanica, conferma lo sciopero generale di 8 ore della categoria, nella giornata di venerdì 9 ottobre, per la difesa dell’occupazione, per la democrazia e per il rinnovo del biennio economico.”
“La scelta dell’accordo separato con alcune organizzazioni sindacali, che non hanno nessun mandato democratico da parte delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, e quella di prefigurare possibili ulteriori licenziamenti rappresentano un atto di arroganza intollerabile.”
“Noi siamo disponibili ad un referendum sulle due piattaforme tra tutti le lavoratrici e tutti i lavoratori metalmeccanici, il cui esito sia vincolante per tutte le organizzazioni sindacali.”
“Ciò che non siamo disponibili ad accettare è la negazione del diritto democratico delle lavoratrici e dei lavoratori di decidere sulle loro condizioni retributive e normative. La Federmeccanica si assume per intero la responsabilità di legittimare un comportamento che rappresenta una messa in discussione della Costituzione materiale del nostro Paese.”
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 15 settembre 2009
In allegato, vi inviamo copia del testo della lettera indirizzata da Federmeccanica, in data odierna, alla Fiom-Cgil e, per conoscenza, a Fim-Cisl e Uilm-Uil
LA LETTERA DI FEDERMECCANICA
Oggetto: Proposta Fiom del 10/09/09
Con la presente diamo risposta formale, così come da Voi richiesto, alla “Proposta Fiom” del 10 settembre u.s..
Il Consiglio Direttivo di Federmeccanica ha attentamente esaminato il documento consegnato dalla Fiom al tavolo di trattativa.
La valutazione espressa dai Consiglieri sui quattro punti del documento è così riassumibile:
1. Federmeccanica, pur comprendendo lo stato di disagio prodotto nel negoziato dalla presentazione di due piattaforme, rileva che le regole della contrattazione, come da prassi consolidata nel nostro sistema di relazioni industriali, sono affidate alla responsabilità delle Confederazioni che le disciplinano attraverso accordi a quel livello definiti. Almeno per quanto ci riguarda, non è nella disponibilità delle singole categorie sospenderle o modificarle.
2. Al di là del legittimo dubbio che un accordo collettivo di categoria possa disciplinare tale materia, Federmeccanica ritiene che la richiesta di “blocco dei licenziamenti” sia in se inaccettabile in quanto esporrebbe le imprese che necessitano di ristrutturare gli organici a morte sicura.
Noi riteniamo che le imprese abbiano dato ampia dimostrazione di come le procedure di mobilità siano attivate solo come ultima ratio ma, nello stesso tempo, non possiamo dimenticare che sono numerose le imprese che stanno lavorando con cali di produzione e fatturato del 40-50% rispetto alla situazione precrisi.
Interventi e soluzioni non possono che esser cercati e individuati caso per caso, laddove il fenomeno degli esuberi di mano d’opera si manifesta, e l’esperienza dimostra che le parti, nella stragrande maggioranza dei casi, riescono a trovare soluzioni reciprocamente soddisfacenti ed economicamente sostenibili.
Per quanto attiene al tema dello sviluppo industriale del Paese siamo disponibili e interessati ad un confronto con specifico riferimento al ruolo e alle prospettive dell’industria metalmeccanica.
3. La nostra Confederazione ha formalmente richiesto al Governo con il documento del gennaio scorso massima attenzione, potenziamento e finanziamento straordinario di tutti gli strumenti che rientrano nella famiglia degli ammortizzatori sociali.
Gli stanziamenti effettuati e le modifiche normative apportate si stanno dimostrando efficaci.
Tuttavia, trattandosi di materia di comune interesse, siamo disponibili e interessati a conoscere le Vostre considerazioni in materia.
4. Federmeccanica è ben conscia del fatto che occorrano interventi di alleggerimento strutturale del prelievo fiscale e parafiscale sul lavoro. Nella sua ultima Assemblea, utilizzando dati elaborati dalla Comunità Europea, ha evidenziato come l’Italia sia il Paese con il più elevato peso fiscale sul lavoro con circa 10 punti percentuali sopra la media europea.
Interventi, quindi, sono certamente necessari ma devono essere coerenti e funzionali ad un’idea di crescita economica del Paese. Anche su questa materia siamo disponibili e interessati a confrontare le nostre reciproche idee.
Per quanto attiene alla richiesta di “soluzione transitoria di accordo economico che tenga conto di tutte le piattaforme presentate” – al di là della quantità non indicata – valgono le considerazioni fatte a proposito del punto 1).
Ritenendo di aver fornito risposte chiare e puntuali alle Vostre proposte e nel confermare le date di incontro per il proseguimento del negoziato restiamo in attesa di Vostre comunicazioni in proposito.

martedì 6 ottobre 2009

Anche così muore una democrazia: sotto uno scudo (fiscale)

Ho riascoltato per alcune volte il botta e risposta tra il presidente Napolitano e un cittadino sulla vicenda dello “scudo fiscale” e ho avuto la sensazione che il capo dello Stato fosse estremamente infastidito da quella richiesta: “Non firmi!”. Il nervosismo dell’inquilino del Quirinale è certamente dettato anche da un alto tasso di frustrazione in questa storia di legislazione pro-capitali all’estero da far rientrare nel nostro Paese con una multina di cinque euro (dicasi “cinque”!) e una osservazione speciale da parte delle istituzioni. Così almeno si spera sia, perché voglio poter pensare che il rifiuto del presidente a non firmare venga ispirato da questa semplicissima deduzione di coazione a firmare la seconda volta, dopo il rinvio del documento al Parlamento.
Voglio augurarmi che Napolitano non condivida quel testo, perché altrimenti ciò significherebbe una vera e propria corresponsabilità, con questa specie di governo (che non fa nessun fatica a mostrarsi come “comitato di affari della borghesia”), nella destrutturazione dello Stato di Diritto e nella prerogativa costituzionale di uguaglianza dei cittadini davanti alla Legge e alle tanto temute tasse.
Se Napolitano si fosse rifiutato di firmare, si sarebbero ottenuti almeno due risultati: il primo, comunicare a tutta la nazione, con un gesto simbolico ma costituzionale, che quel testo così come era non poteva diventare Legge dello Stato; il secondo, rinviare il testo alle Camere con la possibilità di ottenere qualche minuscola modifica. A Roma dicono: “Mejo d’un carcio ‘n bocca!”.
Invece quella norma è oggi un salvacondotto pronto e condito per il rientro di un quantitativo enorme di capitali fuggiti dall’Italia per evitare le tenaglie del fisco e per accrescersi in numeri stratosferici nelle più sicure banche elvetiche o di oltreoceano.
Lo “scudo fiscale” è una vera e propria amnistia pecuniaria per tutti coloro che altrimenti avrebbero rischiato persino il carcere per le operazioni bancarie effettuate.
E, se fa male il sì del Quirinale, fa ancora più male il tacito consenso delle opposizioni parlamentari. Per una volta il governo non ha in aula i numeri per far passare il provvedimento in esame e, guarda caso, mancano all’appello e sui sacri seggi di Montecitorio quei 20-25 deputati necessari per far approvare il testo con nove voti di scarto sui “no”.
Deputati del PD, dell’UDC. Uno solo dell’Italia dei Valori. Ma per un partito tutto d’un pezzo come quello di Di Pietro è ancora più grave. Deputati “missionari”, si dirà. In giro per l’Italia perché impegnati dal Parlamento stesso in attività extraromane.
Ma la conclusione non è così indolore: all’interno del PD si scatena la guerra delle responsabilità tra sostenitori di Bersani e di Franceschini. Marino si salva (il vantaggio di essere piccoli…). E così lo “scudo fiscale” contribuisce anche alla campagna elettorale primaria del partito più velleitario che sia mai esistito.
E’ una scena degradante quella che ne deriva: un Parlamento dove l’opposizione non esercita il suo ruolo, una maggioranza che spadroneggia anche quando non ne avrebbe occasione e una Presidenza della Repubblica che interpreta così bene la Costituzione dal rinunciare alle sue prerogative, dal provare ad arginare una decisione che è un sinonimo di illegalità, un abuso nei confronti della pazienza di tanti cittadini veramente onesti che non possono sfuggire alle tassazioni perché la loro busta paga non glielo consente e che sbarcano il lunario con una fatica tale da ricevere un effetto ridondante nel sentire le cifre di capitali che rientreranno in Italia sotto la protezione dello “scudo”.
La democrazia viene messa in pericolo anche da comportamenti come questi, da rinunce, da sottovalutazioni e sottostime. Non bisognerebbe mai dare per scontato che una cosa che pensiamo accada davvero: né se la auspichiamo né se la scongiuriamo. Eppure, se in buona o mala fede lo sa soltanto chi ha agito, a volte accade e il non fare è di per sé una sconfitta ante litteram, una abdicazione ai diritti e ai doveri, un freno al mantenimento delle regole costituzionali e un allargamento indebito all’autoritarismo e al comune senso di intimidazione che si respira e che aumenta di giorno in giorno in qualunque luogo di lavoro di questo Paese.
La gravità della situazione è tale che, in oltre sessant’anni di Repubblica, per la prima volta la Federazione nazionale della Stampa convoca una manifestazione per respirare una boccata d’ossigeno nell’asfissia generale che il governo crea, agita e dirige attraverso i giornali, le tv e le radio che gli sono fedeli e che montano campagne diffamatrici sulla persona del giornalista Tale e del Talquale per intimidirlo, per farlo tornare nei ranghi dell’obbedienza che, a dispetto di Don Milani, sembra tornata una squallida moda chiamata ipocritamente “virtù”.
E tutto torna, combacia, si unisce perfettamente: lo “scudo fiscale” consente il ladrocinio legalizzato e la protezione governativa alle parole di Feltri consente l’intimidazione a Boffo oggi, domani ad altri giornalisti che criticano il presidente del Consiglio dalle colonne di un quotidiano assolutamente impresentabile come “rivoluzionario” o “comunista”.
La Costituzione così è messa in soffitta e si procede a passo d’uomo, anzi di manager, secondo i voleri confindustriali e secondo gli interessi privati.
E’ così che muore una democrazia: tra l’indifferenza generale con una canzone di gloria al Cavaliere nero di Arcore, candidato anche al premio Nobel per la pace 2010…: “Silvio, Silvio grande è”. Non è un coro da stadio. Purtroppo…

MARCO SFERINI

Articolo tratto da: www.lanternerosse.it