mercoledì 9 settembre 2009

Berlusconi ha messo l'elmo e va in guerra. Dopo Boffo, Fini


Editoriale di Alessandro Cardulli

La bugia è parte preponderante della personalità di Berlusconi. Ora dice che con Fini “va tutto bene”, “ Tutto è a posto”. Il presidente della Camera risponde che “ non è vero”, ma che vuol dire. La bugia fa notizia.

Non c’è l’ombra di un giornalista, di quelli al seguito, meglio sarebbe dire al guinzaglio, che gli faccia presente che racconta balle. Quel che resta della sua contorta personalità è la paura. Paura di tante cose che lo riguardano personalmente. Teme la giustizia, ha il terrore che da un momento all’altro possa essere coinvolto, indagato. Processato, se fosse possibile visto le leggi che si è fatto approvare dal suo famiglio, il ministro Alfano. Non perde occasione di scagliarsi contro i magistrati, quelli di Milano e di Palermo in particolare. Teme l’informazione, quel poco di stampa e televisione libere che restano nel nostro paese. Non gli basta l’impero mediatico che ha disposizione. Deve occupare con i suoi sudditi-scribacchini ogni spazio.

Non può consentire che alcuno possa mettere in discussione le sue scelte politiche, le sue scelte di vita, il suo stato di salute, le operazioni finanziarie che porta avanti anche quando è in visita ufficiale in Libia con il suo amico Gheddafi e con il finanziere tunisino Ben Ammar, socio di Fininvest. Non a caso Berlusconi e Gheddafi sono diventati soci di Ben Ammar nella sua “ Quinta communication”, società di produzione e post produzione cinematografica in Francia e Tunisia. Il capo del nostro governo presente in “ Quinta” con una quota detenuta, guarda caso, da una società domiciliata in Lussemburgo. E pensare che il cavaliere definisce le minacce alla libertà di stampa “una barzelletta”, una invenzione dei cattocomunisti .

Paure, bugie, autoritarismo
La bugia e la paura sconvolgono la sua mente, si esibisce in lunghe tirate, parla e straparla, come un fiume in piena, non riesce a contenersi.
Odia i giornalisti di Repubblica e dell’Unità. Ama solo Bruno Vespa, l’ untuoso sacrestano. Lo usa quando mette il vestito buono, quello della domenica. Quando invece, come il prode Anselmo, mette l’elmo e va in guerra, ha bisogno di chi spara, Vittorio Feltri. Sarebbe interessante conoscere quali sono stati gli accordi fra il capo del governo e Feltri quando lo ha nominato direttore. Si usa così nel mondo dell’informazione: l’editore propone ad un giornalista di assumere la direzione del giornale, indica le scelte editoriali, le concorda con il candidato.. Il direttore presenta il suo programma alla redazione che può esprimere un voto consultivo.

Il guastatore Vittorio Feltri
Quale è la linea editoriale che Berlusconi ha indicato a Feltri?
La risposta è nota: il caso Boffo, la violenza dell’attacco all’ex direttore dell’Avvenire,sono la “linea “editoriale del “ Giornale.” Il ruolo di Feltri è quello del guastatore. Davvero ridicolo che Berlusconi continui a dire che non conosceva gli articoli e ripeta che non condivide le ingiurie rivolte a Gianfranco Fini. Non ha bisogno di leggere in anteprima gli articoli. Sa bene quali sono gli ordini che gli ha impartito al momento della nomina:colpire chiunque gli faccia ombra. Boffo, proprio oggi, ha fatto sapere che “ la cosa non finisce lì” e che le sue dimissioni avranno forti ripercussione politiche. Anche da parte di Fini si annuncia una risposta che verrà data in un suo intervento al seminario del Pdl, giovedì a Gubbio. Storace, intanto che non ha mai avuto grandi simpatie per Fini, con la ruvidezza che lo distingue dice che è partita la manovra per far fuori il presidente della Camera. Da ambienti vicini a Fini si fa sapere che “ non è niente a posto, anzi.
I problemi politici ci sono ed è paradossole che Berlusconi neghi”. Del resto ci aveva già pensato il “Secolo d’Italia,” ex quotidiano di An, a dare una risposta durissima, prima ancora \che a Feltri a Berlusconi che è anche il capo del Pdl di cui Fini è stato un cofondatore. Scrive infatti la direttrice, Flavia Perina: . “ La destra non intende tornare nelle fogne”, il progetto del Pdl “si sta snaturando”, il partito sta diventando “ becero, nevrastenico, con la bava alla bocca”. In questo scenario a tinte fosche fra pochi giorni riprendono i lavori parlamentari proprio con quel testamento biologico , l’asso nella manica di Berlusconi, che vuole portarlo in dono al Vaticano come pegno della sua fede e penitenza per ottenere l’assoluzione. Proprio il presidente della Camera ha detto a chiare lettere che deve essere cambiato il testo approvato al Senato e parlamentari del Pdl a lui vicini si preparano a presentare emendamenti. Si capisce bene il senso di quelle parole, di quell’ordine a “ tornare nei ranghi”, impartito a Fini dalle colonne del Giornale. Paure e bugie, perché non può dire la verità, altrimenti dovrebbe fare i bagagli, spingono Berlusconi sempre più in avanti sulla strada dell’autoritarismo e l’Italia in un tunnel sempre più nero da cui si deve uscire al più presto. Prima che sia troppo tardi.

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