sabato 5 settembre 2009

Comunisti Sinistra Popolare

Dopo i risultati deludenti della partecipazione al governo Prodi, la sciagura dell’Arcobaleno e l’ennesima sconfitta alle europee della lista comunista, accompagnata da un vero e proprio tracollo alle amministrative, riteniamo che sia il tempo di voltare pagina.
Per questo motivo non ci attarderemo più di tanto in una polemica retrospettiva, anche perché significherebbe riaprire la discussione proprio con chi ha creato il disastro e rivela, ogni giorno che passa, non solo di non avere le capacità, ma anche di non essere interessato né ad una riflessione critica né ad un qualsivoglia tentativo di rinnovamento.Il quadro politico odierno, risultato anche di queste carenze politiche, è drammatico: la destra si è rafforzata ed anche gran parte dell’opposizione agisce assecondando le logiche della classe dominante e inseguendo Berlusconi sul suo stesso terreno.I comunisti e la sinistra sono stati sconfitti perché non hanno saputo analizzare la società italiana e i mutamenti in atto a livello globale e non hanno saputo entrare nelle contraddizioni dell’esistente con un ruolo protagonista ed antagonista. Non hanno saputo intercettare una forza lavoro atomizzata, non hanno combattuto sul piano culturale l’irruzione della “società dell’immagine”, non hanno avuto occhi per vedere la mutazione culturale ed antropologica che attraversava anche le classi subalterne.Le innovazioni strutturali del capitalismo, la sussunzione del ceto politico della sinistra, i partiti comunisti al governo, un sindacato che concerta e cogestisce col padronato la perdita dei diritti dei lavoratori, i privilegi economici e di potere della casta dei politicanti di professione hanno fatto il resto.Da una parte (pensiamo al Partito Democratico e dintorni), si è accettata la visione del modello dominante e del liberismo presentandosi come altra faccia della medaglia del berlusconismo e accettandone il confronto sul piano della affidabilità nei confronti di Confindustria e dei poteri forti del capitalismo nostrano. Ma la cosa peggiore è che questo ha provocato la novità che sono stati i lavoratori, la nostra gente che, priva di un modello alternativo di società di riferimento, ha finito per accettarla.Da un’altra parte, noi comunisti e la sinistra cosiddetta radicale non abbiamo avuto la capacità di vedere un mondo che cambiava e abbiamo ripetuto un messaggio di grande valore ideale, ma in un contesto che diveniva incomprensibile ai più, mentre passava con il nostro avvallo la riforma delle pensioni e del welfare, la truffa del TFR e si bruciavano le ultime speranze del popolo della sinistra.Crediamo che la sconfitta venga da qui ed è da qui che dobbiamo ripartire.Non basta mettere insieme cinque o sei organizzazioni in difficoltà per crearne una migliore. Serve un’approfondita analisi, una rinnovata cultura di classe e una discontinuità politica.Certo non partiamo da zero: esiste un’Italia più sociale che politica, che va ben al di là dell’elettorato della sinistra, a cui questo mondo non piace. Il drammatico peggioramento delle condizioni di vita, la questione salariale, la mancanza di posti di lavoro che non siano precari, la tragica situazione in cui sopravvive il meridione e, più in generale, un diffuso senso di incertezza sono i sentimenti dominanti in larga parte dell’opinione pubblica. Esistono inoltre tantissime realtà che producono, slegate fra loro, conflitto sociale. Nella crisi della politica, l’accresciuto ruolo dei movimenti ambientali che si sono espressi in questi anni nei territori, il sindacalismo di base e le correnti anticoncertative nella CGIL, il popolo della pace, i movimenti studenteschi e giovanili sono capisaldi da valorizzare per proporre un modello alternativo di società e di fare opposizione in questo paese. Insomma le potenzialità di lotta per il cambiamento sono più che possibili, il problema vero è l’arretratezza dei punti di riferimento politici, culturali e organizzativi.La crisi economica e del quadro politico nazionale sono gravissime e potremmo avvicinarci rapidamente al giorno in cui il castello di sabbia su cui si costruisce il potere del PDL e del PD crollerà. Le diversità tra questi due partiti, pur evidenti, non consentiranno loro di svincolarsi nella comune caduta. Serve quindi un progetto, un percorso alternativo a tutto lo stato di cose esistente. Chi può organizzarlo? A chi rivolgersi per ripartire oggi? Semplicemente agli uomini onesti senza immediati interessi di privilegio e di collocazione istituzionale. Ma anche a tutti quei compagni intenzionati a riproporre al centro del dibattito politico la necessità di un processo di costituente comunista. Processo presumibilmente non breve ma che deve essere finalizzato da subito all’unificazione di tutti i comunisti, ovunque collocati, in un unico soggetto politico utile alla causa della lotta contro il capitalismo e non alla conquista delle poltrone. Infine, al variegato popolo della sinistra e a tutti i sinceri democratici disponibili a difendere gli spazi di agibilità politica non compromessa coi poteri forti e al di fuori dalle gabbie bipolari/bipartitiche del modello di democrazia autoritaria imperante.L’alternativa non dovrà limitarsi al governo di turno al potere, ma dovrà dotarsi di idee nuove sul modello di sviluppo, sul lavoro, sull’ambiente e sulla questione di genere. Non è compito facile né rapido. Le organizzazioni politiche esistenti a sinistra, pur nello sforzo esemplare di una militanza che rischia di apparire residuale, non sono sufficienti. Ciò non solo è stato dimostrato dai risultati elettorali, ma anche dall’ulteriore allontanamento di tanti lavoratori dalla politica attiva. Questo non vuol dire non valorizzare tutte le energie in percorsi unitari, ma che va tenuto in conto che la sola fusione a freddo dei gruppi dirigenti esistenti non può produrre quel segnale di riscatto necessario a riattivare le energie delle decine di migliaia di militanti disillusi e della enorme diaspora comunista.Su questo punto vogliamo essere chiari. Servono percorsi di unità dei comunisti che riattivino tutte queste energie in maniera utile a far crescere il conflitto ed un vasto movimento di opposizione al capitalismo in maniera totalmente alternativa al progetto di cannibalizzazione del PD. All’interno di questo percorso, ricostruire un quadro politico nazionale ed un Partito comunista all’altezza dei tempi.Non servono, invece, percorsi che rimettano insieme i pezzi del mosaico della sinistra ormai esploso che hanno una finalità convergente tra loro se non il superamento di uno sbarramento o la conquista di nuovi posti al sole nei salottini del potere.L’enorme crisi strutturale da cui è attraversato il capitalismo è segnata da un’egemonia reazionaria e da una vera e propria vandea padronale. Di fronte a questo panorama il popolo del lavoro e quello del non lavoro si trovano senza riferimenti di classe credibili e rimangono in balia della soluzione individualista berlusconiana e del populismo securitario alla Lega. I grandi progetti di governo della crisi socialdemocratici o liberalsocialisti sono alla corda e l’unica opposizione appare quello legalitaria e “antipolitica” di Di Pietro che però stenta ad offrire una prospettiva di cambiamento radicale alle classe subalterne. Bisogna capire da dove ripartire per compiere una vera svolta. Proviamo ad elencare due grandi questioni da cui far ripartire un processo che riporti i comunisti a contribuire alla rinascita di una sinistra popolare e di classe nel paese.La prima è relativa ad un’agenda autonoma dalle compatibilità e dalle necessità di governo, che sappia unire le battaglie da condurre in una precisa ottica di classe, intercettando le aspettative della nostra gente; una sorta di programma minimo di classe che possa essere condivido non solo da qualche migliaia di quadri politici, ma anche da milioni di nuovi proletari. Tra le diverse questioni, individuiamo alcune priorità su cui vorremmo aprire il dibattito, valorizzando tutte le energie politiche, collettive ed individuali, disponibili:La drammatica situazione della forza lavoro, sempre più come ridotta a merce e privata della dignità che si deve ad ogni rappresentante del genere umano. Per ricostruire un insediamento di classe occorre costruire cellule di comunisti sui luoghi di lavoro e nel conflitto, favorendo il ricostituirsi di consigli unitari di lavoratori, indipendentemente dalle sigle e burocrazie sindacali.Il saccheggio perpetrato dal capitale finanziario e che, con il sistema bancario, ha messo alla gogna non solo i normali cittadini, ma anche le imprese produttive piccole e medie.Il tema dell’ambiente e la necessità di cominciare a delineare un nuovo modello di sviluppo che possa essere compatibile con l’inconfutabile fatto che le risorse del pianeta sono finite. La militanza senza interessi personali, mediante il principio che chi dovesse occupare incarichi istituzionali, dovrebbe mantenere la busta paga precedentemente percepita, mentre chi ne fosse sprovvisto, riceverebbe lo stipendio di un normale lavoratore.La difesa della Costituzione da chi intendesse mutarla in senso regressivo e la trasparenza assoluta nella questione morale che passa attraverso il divieto per i militanti non solo di partecipare ad associazioni segrete (ci mancherebbe!), ma anche ad avere qualsivoglia rapporto con poteri forti che possano condizionare l’azione stessa del nostro agire politico.La formazione, l’istruzione e le risorse utili alla collettività devono rimanere settori pubblici della società.La necessità di trasmettere questo programma alla maggioranza della popolazione italiana e, quindi, il problematico uso dei mass media e, più in generale, della comunicazione.Come vedete cose semplici per affrontare questioni complesse. La seconda questione è legata alle forme organizzative. Siamo ancora a livello di una prima riflessione che ci consiglia di impegnarci, non tanto a destrutturare organizzazioni esistenti per farne una unitaria mediante una “fusione a freddo”, ma ad imporre un metodo che possa indurre tutti, ovunque collocati, a lavorare per un soggetto unico politico di tutti i comunisti che lotti per l’Alternativa. Alternativa di progetto, di programma ed infine di società: in sostanza un processo politico per la transizione al socialismo nel XXI secolo che non sia solo una proposta culturale con cui ricavarsi spazi di discussione, bensì un processo percepito e praticato da larga parte del nostro popolo.Non vorremmo, ad esempio, perdere tempo nella discussione su alleanze di governo che porterebbero ad uno stadio ancora più avanzato l’attuale polverizzazione della sinistra di classe.Una proposta di resistenza e di riscatto rivolta ai settori sociali colpiti dalla crisi. Unità quindi con il nostro popolo oggi confuso e disilluso, una proposta di collaborazione unitaria a tutti i comunisti ovunque collocati e, soprattutto, alle migliaia di militanti dispersi in una diaspora silenziosa in atto da anni. Un impegno militante che noi prenderemo da comunisti per ricostruire una sinistra popolare, non affetta da "governismo" e all’altezza della sfida odierna per il superamento del modo di produzione capitalista.Un progetto ambizioso che si evidenzierà con la scelta "quadrata" con cui racchiudere il simbolo la scelta non poltroniera ed elettoralista. Un grande progetto aperto ed in itinere che sappia costruire dibattito ed azione politica per arrivare ad un grande appuntamento autunnale con la verifica del lavoro svolto nei luoghi di lavoro e nel territorio, insomma tra la nostra gente."...i nostri padri quando tornavano la sera a casa dopo una giornata di lavoro erano sicuri che Togliatti, Secchia, Longo, Paietta e Berlinguer pensavano a come risolvere i loro problemi. Oggi da tanto tempo non è più cosi'. Bisogna ricominciare da li'..."

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